LA BANALITÀ UCCIDE!

Dall’osservazione empirica possiamo dire che di “vaccino anticovid” si muore. Penso che su questo non ci sia contestazione, Federico Macaddino del Movimento DEMOS ITALIA ha fatto una ricerca sui siti scientifici, nazionali e internazionali, dimostrandoci che i decessi post vaccinazione sono quasi tutti dello stesso tipo e con le medesime tempistiche (vedi: https://www.movimentodemos.it/single_post.php?post-slug=terrore-contro-paura-egoismi-a-confronto-#loaded). Possiamo astenerci, io penso, dal soffermarsi sulla dimostrazione del nesso di causa-effetto degli eventi fatali, primo perché una serie di indizi costituiscono una prova, poi perché qualora fosse vero che il “vaccino” lede soggetti con patologie pregresse questo aggraverebbe le responsabilità pubbliche, non le diminuirebbe.

Parlo di osservazione empirica, proprio per dire che poco importa se il “vaccino” è stato confezionato, distribuito e assunto con regolarità (quale regola?), importa il fatto che qualcuno muore. Possiamo noi dire: “purtroppo, sono cose che capitano, non tutte le ciambelle escono con il buco”? Non possiamo neppure pensare una cosa del genere quando c’è di mezzo la vita umana. Sappiamo tutti che la malattia è, comunque, un evento naturale, mentre non è un evento naturale morire di un “vaccino” che avrebbe dovuto contrastare una malattia con bassissima mortalità (facendo i calcoli sulla popolazione totale). Non ci troviamo, infatti, di fronte a un baratro inseguiti dagli assassini (come nel film APOCALYPTO), costretti a scegliere tra tuffarsi nella cascata (con una molto bassa probabilità di sopravvivenza) o restare fermi in attesa di un massacro certo.

Ho detto da altre parti che la scelta di vaccinarsi contro il covid, nelle attuali condizioni, non può e non deve essere una scelta facile, ma ragionata, soppesata, ben valutata e libera! Per essere una scelta libera, deve presupporre la conoscenza piena a seguito di una altrettanto integrale informazione. Ciò è quanto DIRPUBBLICA chiese al Ministro Dadone (vedi: https://www.dirpubblica.it/contents.aspx?id=4198) “…ogni soggetto sia pienamente consapevole dei rischi e dei benefici derivanti dalla vaccinazione anti Covid-19 e possa, quindi, adottare una scelta assolutamente libera e cosciente”.

Il fatto è che, se noi banalizziamo e rassicuriamo il prossimo, su questo tema (soprattutto nei confronti dei giovani) ci assumiamo la responsabilità morale della morte di colui (magari l’unico soggetto) che non ha deciso, che si è lasciato trasportare dalle opinioni altrui, che non si è informato, che è stato negligente, che si è illuso di tornare al regime ante covid, che è stato costretto. Come ci porremmo noi se sposassimo in pieno (giustificandola) la politica vaccinale nazionale (internazionale e mondiale), nei confronti dei genitori di un ragazzo morto di vaccino o nei confronti delle giovani vedove dei militari deceduti per la medesima causa?

Cosa direi io al funerale di un figlio morto che credeva di tornare libero ai suoi lieti giochi? Io parlerei così: “Dio mio, perdona coloro che hanno distratto e confuso la mente di questo mio tesoro incommensurabile di cui Tu mi hai fatto dono e che loro mi hanno tolto; perdona coloro che non hanno ammonito mio figlio, che non lo hanno avvertito, che non gli hanno aperto gli occhi e non gli hanno insinuato il dubbio. Perdona, Signore, questi cattivi fratelli”. Se ne avessi la forza parlerei così!

E non mi dite che è vero anche il contrario, perché dire “se si fosse vaccinato non sarebbe morto” è una pia opinione, ma dire “si è vaccinato ed è morto” è un fatto orribile!

3 commenti

  1. È vero che Aifa Ema e tutti gli scienziati che potevano orientare le scelte politiche e per interesse o ignavia hanno taciuto sono responsabili di aver dato la priorità e consentito una sperimentazione di massa con pseudovaccini totalmente innovativi di cui ignoriamo ancora efficacia e innocuita’. Criminale orientare fin dall’inizio il contrasto alla pandemia basandoci unicamente sulla vaccinazione . È stata volutamente ignorata, censurata, negata la cura precoce con farmaci in commercio da lungo tempo accampando l’assenza di studi certificati mentre per i cosiddetti vaccini si sono saltati tutti i necessari step di registrazione ed approvazione! La cura scelta per un agente ed una patologia nuova partendo dalla vaccinazione (che è l’ultima chance che può essere messa in atto per prevenire e comunque mai in corso di pandemia) può essere giustificato moralmente e scientificamente?

  2. Sono d’accordo, che vaccinarsi o non vaccinarsi deve essere una libera scelta. Demonizzare l’uno o l’altro non ha senso. Occorre innanzi tutto prendere coscienza e conoscenza dei dati oggettivi (malati, contagi, decessi, patologie, contatti, studi, effetti collaterali ecc ecc…).
    La questione la analizzerei sotto il profilo della comunicazione perché proprio in questo ambito ho colto molte “scorrettezze”. Mi riferisco al main stream e soprattutto ai grandi social network. Proprio loro sono i primi demonizzatori delle opinioni della gente comune e spesso anche di coloro che hanno cognizione di causa.
    Bannare o censurare sono azioni diffuse che i social network mettono in atto.
    Tutte le discussioni online sono monitorate e la maggior parte sono soggette a censura. Inaudito. Alla stessa stregua del conduttore televisivo che toglie la parola all’ intervistato qualora vada oltre il limite imposto dall’editore.
    La stortura sta tutta qui e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, persone confuse, persone impaurite, persone catechizzate e ciò che è peggio persone ricattate.
    La comunicazione oggi è fondamentale, ma se utilizzata per creare confusione vale il famoso aforisma latino: “dividi et impera”.
    Serve una diffusa informazione a 360’ dei pro e dei contro, del perché si o del perché no.
    Oggi purtroppo siamo ancora in alto mare.

    • Grazie Stefano per le Tue lucide osservazioni. Paradossalmente, nel momento in cui i social consentono a tutti di gestire una specie di “ufficio stampa” privato, si consumano le peggiori forme di censura. E neppure si può dire che FaceBook o YouTube non sono casa nostra e dobbiamo sottostare alle regole del “padrone di casa” perché quando si apre al pubblico un’attività non è come concedere l’accesso a casa propria. Mi spiego meglio: a casa mia faccio entrare chi voglio (in modo del tutto arbitrario), ma se apro al pubblico un locale non posso dire, arbitrariamente, Tu sì e Tu no, sebbene il locale di mia proprietà!

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